Il Glaucoma è una neuropatia ottica progressiva ovvero una patologia cronica ed ingravescente che interessa il nervo ottico, avente come principale fattore di rischio un’aumentata pressione intraoculare.
Si tratta di una patologia generalmente a lenta progressione che può essere individuata e trattata precocemente grazie alle visite di screening.
Può essere classificato in base alla causa in forme di Glaucoma primario (senza causa apparente) o secondario a patologie oculari o generali. Può essere, inoltre, classificato in base alla morfologia dell’angolo irido-corneale (zona di deflusso dell’umore acqueo, fluido continuamente prodotto che contribuisce a determinare la pressione intraoculare) in una forma di Glaucoma ad angolo aperto ed in una ad angolo chiuso.
La causa ed il meccanismo neurodegenerativo legati al glaucoma sono stati solo parzialmente chiariti.
La pressione intraoculare elevata è stata associata in maniera diretta alla morte delle cellule ganglionari retiniche e dei loro assoni, cioè al danno del nervo ottico.
Vi sono, però, anche altri fattori coinvolti nella patogenesi, come problemi alla microcircolazione oculare, stress ossidativo e processi infiammatori. La loro coesistenza può aumentare la vulnerabilità dei tessuti oculari, e del nervo ottico in particolare, facendo sì che la malattia si sviluppi anche con valori di pressione oculare apparentemente “normali” (cosiddetto Glaucoma normoteso o a bassa pressione).
La pressione intraoculare normale è garantita dall’equilibrio tra produzione e deflusso di un fluido detto umore acqueo. Esso (a) viene costantemente prodotto da parte dei processi ciliari che si trovano dietro l’iride nella camera posteriore oculare, (b) circola tra iride e cristallino entrando attraverso la pupilla in camera anteriore, e (c) defluisce da qui verso il sistema venoso esterno attraverso il trabecolato, una struttura filtrante che si trova davanti all’iride a livello dell’angolo irido-corneale.
Se il trabecolato è malfunzionante di per sé (nel Glaucoma ad angolo aperto), o a seguito di un ostacolo meccanico per contatto irido-trabecolare –talora acuto– (nel Glaucoma da chiusura d’angolo), l’umore acqueo non defluisce correttamente e si accumula, determinando in un sistema chiuso come l’occhio un aumento della pressione intraoculare.
Nella forma primaria non è possibile identificare una specifica causa, mentre lo è nelle forme classificate come secondarie, dove la causa ed il meccanismo variano con la specifica tipologia.
Angolo aperto - Sindrome pseudoesfoliativa | Da chiusura d’angolo - Membrana neovascolare angolare- Membrana infiammatoria angolare - Sindrome endoteliale irido-corneale - Cataratta matura intumescente - Lussazione anteriore del cristallino traumatica o sindromica - Sinechie posteriori (occlusione o seclusione pupillare) - Protrusione vitreale - Blocco pupillare indotto da farmaci miotici - Cisti o tumori di iride o corpo ciliare - Olio di silicone o gas in camera vitrea - Effusione uveale - …….. |
Nelle forme classificate come secondarie è possibile identificare la causa del glaucoma: essa varia con la tipologia di glaucoma, provocando con modalità differenti una riduzione del deflusso trabecolare dell’umore acqueo:
Nelle forme classificate come secondarie è possibile identificare la causa del glaucoma: essa varia con la tipologia di glaucoma, provocando con meccanismi differenti un ostacolo meccanico al deflusso dell’umore acqueo (più spesso con contatto irido-trabecolare):
Sì, congenito ad insorgenza più o meno precoce, e giovanile.
Il glaucoma congenito può essere sia primitivo che secondario ad altre patologie o malformazioni congenite (ad es. le sindromi di Sturge-Weber, di Axenfeld-Rieger, di Marfan, la neurofibromatosi, etc.).
Dipende da un anomalo sviluppo embrionario dell’angolo irido-corneale, e può essere riconosciuto alla nascita o anche oltre i 2 anni di età.
È nel 70 % dei casi bilaterale e si presenta di solito con fastidio alla luce, lacrimazione e spasmo palpebrale, associati ad incremento delle dimensioni del bulbo oculare (miopia progressiva) e dei diametri corneali a causa dell’aumentata pressione intraoculare. Il trattamento è solitamente chirurgico.
Il glaucoma giovanile primario è una forma di glaucoma ad angolo aperto del tutto asintomatica. Come tutte le forme primarie, l’eziologia non è nota. L’età di presentazione di norma è compresa fra i 4 ed i 35 anni. Spesso i pazienti affetti hanno parenti affetti da glaucoma.
No.
Si parla infatti di Ipertensione oculare nel caso in cui vi sia una pressione intraoculare elevata in assenza di danno irreversibile al nervo ottico e di conseguenza al campo visivo (equivalenti ad assenza di Glaucoma).
La pressione intraoculare elevata rappresenta però il principale fattore di rischio per lo sviluppo nel tempo di un glaucoma cronico.
No, non necessariamente. Alcune persone durante la loro vita possono tollerare pressioni borderline o più elevate della norma (ipertesi oculari) senza che si producano danni al nervo ottico.
Lo stesso valore di pressione intraoculare può essere dannoso per un paziente e non esserlo per un altro, a seconda della presenza o meno di fattori di rischio, oppure può diventare dannoso con l’avanzare dell’età, per una maggiore suscettibilità legata all’invecchiamento.
Se il tuo specialista ha parlato di “sospetto” glaucoma, si sta riferendo ad una situazione in cui solo uno dei seguenti parametri risulta caratteristicamente alterato:
Si, in una certa percentuale di pazienti può svilupparsi un glaucoma anche in presenza di pressione intraoculare nei limiti statistici della norma.
Questa forma di glaucoma (ad angolo aperto) è nota come Glaucoma a pressione normale o bassa.
I sintomi sono legati alla tipologia di glaucoma.
La forma più comune, ad angolo aperto, è del tutto asintomatica finché il danno al campo visivo non è avanzato. Per questo motivo il glaucoma è soprannominato «il ladro silenzioso della vista».
Nella forma da chiusura d’angolo acuta, invece, i sintomi che il paziente può lamentare sono: dolore oculare severo, annebbiamento visivo improvviso, visione di cerchi colorati ed aloni colorati intorno alle luci, arrossamento oculare, cefalea, nausea, vomito e stato di prostrazione.
Sì. Il glaucoma è nella maggior parte dei casi una patologia cronica progressiva asintomatica, e per tale ragione è anche noto come «il ladro silenzioso della vista».
Il danno glaucomatoso ha infatti un andamento lento e progressivo e diventa percepibile solo nelle forme avanzate quando coinvolge anche la porzione centrale del campo visivo, producendo solo nelle fasi terminali una riduzione dell’acuità visiva.
Pertanto una visita preventiva almeno verso i 40 anni è sempre consigliabile, con controlli successivi soprattutto in presenza di fattori di rischio quale ad esempio la familiarità per glaucoma.
Il nervo ottico è costituito da numerose fibre nervose (circa un milione) che conducono le informazioni visive al cervello come un cavo elettrico costituito da diversi filamenti più piccoli.
Con lo svilupparsi del glaucoma, parte delle fibre nervose viene danneggiata e persa, e la sensibilità di alcuni punti del campo visivo si riduce progressivamente.
Il paziente noterà un deficit del campo visivo quando sarà così vasto da coinvolgere la porzione centrale non coperta dall’occhio controlaterale o a causa di cadute o traumi accidentali per mancata visualizzazione di oggetti circostanti.
Il nervo ottico trasporta le informazioni visive al cervello che ha il compito di elaborarle.
Se il nervo ottico è danneggiato (es. per un danno meccanico su base pressoria e/o per ridotta irrorazione sanguigna), la quantità e la qualità delle informazioni che arrivano al cervello diminuisce.
Pertanto se il glaucoma non viene diagnosticato e trattato precocemente, prima il campo visivo periferico e poi anche quello centrale risulteranno compromessi, fino alla riduzione dell’acuità visiva e quindi alla cecità.
Per escludere la presenza di questa patologia è necessario sottoporsi ad una visita oculistica completa, con misurazione della pressione intraoculare (tonometria), valutazione dello spessore corneale centrale (pachimetria), osservazione della papilla ottica (parte intraoculare del nervo ottico) ed esame dell’angolo irido-corneale (gonioscopia).
Misurare la sola pressione intraoculare senza valutare attentamente il nervo ottico non è sufficiente, dato che quest’ultimo rappresenta la struttura che si ammala.
Approfondimenti diagnostici con l’esame del campo visivo e l’imaging del nervo ottico si rendono necessari qualora il paziente presenti pressione o nervo ottico sospetti per la patologia.
No, nessuno dei test effettuabili è doloroso.
Molto raramente.
Sicuramente non ne necessitano la misurazione della pressione intraoculare (o la curva tonometrica), né la pachimetria corneale, né l’esame del campo visivo, né solitamente gli esami strutturali del nervo ottico.
Al contrario, un’eventuale terapia con farmaci che riducano il diametro pupillare (es. pilocarpina o dapiprazolo) va sospesa almeno 24 ore prima degli esami del campo visivo e del nervo ottico, secondo le indicazioni dell’oculista curante, ma mai prima della misurazione della pressione intraoculare.
Per tonometria si intende la misurazione della pressione intraoculare.
Rappresenta un esame molto importante vista la diretta correlazione fra pressione oculare elevata e danno delle fibre nervose.
Peraltro la pressione è l’unico parametro che può essere modificato dalla terapia: è pertanto un esame basilare non solo nel momento diagnostico ma anche nel follow-up terapeutico.
Esistono diversi tonometri, fra i quali quello di Goldmann è considerato lo standard di riferimento. È importante misurare la pressione intraoculare sempre con lo stesso tipo di strumento, data la differente modalità di misura e variabilità. Taluni strumenti necessitano dell’uso di colliri anestetici di breve durata.
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Per pachimetria corneale si intende la misurazione dello spessore della cornea.
È un esame indolore che può essere eseguito mediante diversi strumenti che utilizzano mezzi ecografici (a contatto) o ottici (non a contatto).
È importante valutare lo spessore corneale centrale poiché sappiamo che uno spessore corneale ridotto è un fattore di rischio per l’insorgenza e la progressione della patologia (anche attraverso una sottostima del valore della pressione intraoculare, allo stesso modo in cui uno spessore elevato ne produce una sovrastima).
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L’esame del campo visivo serve a valutare, in ognuno dei due occhi separatamente, l’ampiezza della zona di visione ed a stimarne la sensibilità in ogni suo punto. È un esame indolore, non invasivo e di breve durata (alcuni minuti), ma che richiede la concentrazione del paziente e risente della sua stanchezza. Non sono mai necessari colliri per dilatare la pupilla, ma solo la prescrizione delle lenti per vicino.
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La Tomografia a Coerenza Ottica (OCT) è un esame non invasivo, indolore, e che non prevede l’uso di radiazioni né solitamente di colliri per dilatare la pupilla: esso analizza dall’interno dell’occhio, come attraverso una sofisticata fotocamera, il nervo ottico e le strutture retiniche ad esso legate.
Le informazioni che ne derivano sono perciò di natura morfologica e saranno pertanto integrative sia delle informazioni funzionali derivanti dal campo visivo che delle informazioni cliniche relative all’aspetto oftalmoscopico della papilla ottica ed al valore di pressione intraoculare.
L’esame viene effettuato, di norma, per la diagnosi ed il monitoraggio di forme iniziali-moderate o dubbie di glaucoma.
Serve infatti a rilevare precocemente eventuali danni iniziali attraverso lo studio di alcuni elementi: spessore delle fibre retiniche del nervo ottico, spessore del complesso delle cellule ganglionari retiniche maculari e parametri della papilla ottica.
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Sì, è importante che entrambi tali esami vengano eseguiti rispettivamente con lo stesso tipo di strumento, e possibilmente nello stesso luogo.
Infatti, ogni apparecchiatura ha una sua modalità brevettata di misurazione, per cui i risultati non sono intercambiabili tra strumenti e mal comparabili; inoltre, questi strumenti computerizzati possiedono degli algoritmi di elaborazione statistica per valutare automaticamente i cambiamenti delle misurazioni nel tempo: avere in memoria nello stesso macchinario i campi visivi od OCT eseguiti precedentemente rende possibile effettuare un confronto oggettivo e così individuare in modo più facile ed esatto eventuali peggioramenti.
La gonioscopia è un esame da eseguire almeno una volta in presenza di glaucoma o nel suo sospetto. Andrà necessariamente ripetuta in alcune forme di glaucoma ad angolo aperto (es. pigmentario) ed in tutti i casi di glaucoma da chiusura d’angolo o con una predisposizione anatomica a tale chiusura.
Viene effettuata mediante particolari lenti a contatto appoggiate alla cornea del paziente previa instillazione di un collirio anestetico.
La gonioscopia permette di visualizzare l’ampiezza e le strutture dell’angolo irido-corneale, zona deputata al deflusso dell’umore acqueo e quindi al mantenimento della normale pressione intraoculare. È possibile così definire la tipologia di glaucoma (ad angolo aperto o da chiusura d’angolo) e l’eventuale presenza di alterazioni strutturali che provocano l’aumento pressorio.
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La curva tonometrica è una valutazione della pressione intraoculare comunemente effettuata durante le ore diurne di una stessa giornata.
Vengono eseguite più misurazioni dalle prime ore del mattino sino alle ore serali, talvolta in posizione supina.
Permette di valutare l’andamento della pressione intraoculare durante la giornata e di identificare eventuali picchi ipertensivi, soprattutto in presenza di pressioni apparentemente normali o di peggioramento della malattia.
Sì. La familiarità è un fattore di rischio importante per l’insorgenza della patologia.
È pertanto consigliabile che consanguinei di pazienti affetti da glaucoma si sottopongano a visita oculistica.
Non esiste un legame significativo tra pressione sanguigna e pressione oculare.
Tuttavia l’ipotensione arteriosa, ed in particolare i picchi ipotensivi notturni, causano una ipoperfusione del nervo ottico e sono stati per questo identificati come fattori di rischio per glaucoma.
La relazione fra pressione sanguigna e progressione del glaucoma pertanto sembrerebbe tale per cui i valori estremi sia alti che soprattutto bassi debbano essere monitorati con grande attenzione: se l’ipertensione sistemica deve essere trattata poiché rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolari, va però considerato che un trattamento antipertensivo eccessivo potrebbe comportare in un paziente glaucomatoso danni ischemici al nervo ottico.
In parte sì; essi sono i seguenti:
Fattori concorrenti e scatenanti possono essere:
Il glaucoma cronico è una malattia curabile, ma non è guaribile.
Avendo un andamento progressivo ed irreversibile, la parte di campo visivo persa non può essere più recuperata.
È pertanto essenziale effettuare visite di screening per diagnosticarlo e trattarlo prima che avvengano danni significativi, e visite di controllo durante il trattamento per evitare ulteriori perdite di campo visivo.
Lo scopo della terapia è infatti quello di conservare un grado di funzione visiva e di conseguente qualità di vita adeguati alle esigenze del singolo paziente.
L’obiettivo della terapia è quello di conservare un grado di funzione visiva e di conseguente qualità di vita adeguati alle esigenze del singolo paziente. In altre parole, è tesa a prevenire danni al nervo ottico e così a rallentare la velocità di progressione della patologia a livelli tali da non poter interferire con la qualità della vita del paziente nel corso della sua esistenza, scongiurando il più possibile la disabilità visiva.
La terapia agisce sulla pressione intraoculare cercando di raggiungere un valore target, ovvero un valore pressorio che non nuocia alle fibre nervose del paziente.
La pressione target del paziente è stabilita in base a diversi fattori (entità del danno, età e aspettativa di vita del paziente, livello iniziale di pressione oculare, presenza di fattori di rischio addizionali, tasso di progressione, …) e va rivalutata nel tempo, soprattutto in presenza di nuove comorbidità locali e/o sistemiche.
In caso di angolo stretto senza/con glaucoma, l’obiettivo è primariamente quello di evitare episodi di chiusura angolare (con relativi attacchi/subattacchi di glaucoma e/o danno cronico alla via trabecolare).
Sì, lo scopo delle visite di controllo è proprio quello di assicurarsi che la terapia continua ad essere efficace nel mantenere la pressione intraoculare ad un valore che non sia dannoso per il nervo ottico.
No, nella maggior parte dei casi si tratta di una patologia cronica. Se si interrompe il trattamento in atto, la pressione intraoculare salirà e potrà essere lesiva per il nervo ottico.
È peraltro importantissimo sottoporsi regolarmente ai controlli anche in caso di stabilità apparente della patologia.
Lo scopo delle visite è di monitorare lo stato del nervo ottico e della funzione visiva per assicurarsi che il trattamento stia funzionando correttamente e che il valore di pressione raggiunto sia sicuro per il paziente.
La pressione intraoculare può essere controllata mediante diverse strategie di trattamento:
Esistono diverse tecniche chirurgiche tutte volte a ridurre la pressione intraoculare.
Secondo le linee guida europee la scelta del tipo di intervento dipende da:
La trabeculectomia è l’intervento più eseguito nel glaucoma primario ad angolo aperto: essa offre una via di deflusso alternativa per l’umore acqueo attraverso la creazione di una via di comunicazione fra la camera anteriore e lo spazio sottocongiuntivale esterno.
Altre tecniche chirurgiche sono rappresentate dalle moderne MIGS (Micro-invasive o Minimally-Invasive Glaucoma Surgery), dalle chirurgie non penetranti come la Sclerectomia Profonda e la Canaloplastica, ed infine dagli Impianti drenanti posteriori.
La neuroprotezione (intesa come neurorigenerazione, neuropotenziamento e neuroprotezione) è una potenziale integrazione della terapia ipotonizzante oculare. Essa, attuata per via orale e/o topica (colliri), trova nel glaucoma un favorevole razionale d’uso essendo questa una patologia neurodegenerativa di tutta la via ottica oculo-cerebrale, che può pertanto giovarsene similmente ad altre patologie neurodegenerative come l'Alzheimer o il Parkinson in cui tali terapie sono comunemente utilizzate. Ad oggi iniziano ad accumularsi evidenze scientifiche a supporto nel glaucoma, dove si ritiene essa possa essere utile specialmente nella forma lieve-intermedia, quando cioè permane un consistente lotto di cellule nervose non ancora morte ma sofferenti e parzialmente recuperabili. Le forme di glaucoma apparentemente indipendenti dalla pressione oculare, quali il glaucoma a pressione normale o quelle che progrediscono malgrado un ottimale compenso pressorio, sono le tipologie che più si potrebbero avvalere di tale terapia.
Non esistono farmaci antiglaucomatosi che, prescritti in terapia cronica, non provochino alcun effetto collaterale.
Perlopiù si tratta di effetti locali dei colliri, come occhio rosso ed edema palpebrale, che scompaiono interrompendo il principio attivo in questione.
Se si presentano uno o più effetti collaterali, è necessario informare l’oculista curante di tale situazione: lo specialista potrà modificare lo schema posologico, combinare le molecole in colliri associati, cambiare principio attivo o talora eliminare il conservante.
È fondamentale seguire lo schema posologico fornito dallo specialista.
Se indicata, anche una sola goccia al giorno può preservare la tua vista (nel dubbio di un’inesatta instillazione, somministrare una seconda goccia); nel caso di utilizzo di più colliri, attendere almeno 5 minuti tra le instillazioni.
Per avere maggiori informazioni e consigli su come si istillano correttamente i colliri clicca Link video tutorial
È molto importante rispettare il più possibile lo schema posologico instillando il collirio ogni giorno all’interno della stessa fascia oraria, mentre lo è un po’ meno rispettare un orario esatto.
Per rispettare lo schema posologico può essere utile inserire la terapia nella routine quotidiana associando l’instillazione del collirio ad abitudini preesistenti.
Certamente utile è, inoltre, l’utilizzo di un timer promemoria impostato sul proprio smartphone, magari attraverso App dedicate come quella della S.I.GLA. denominata iGlaucoma (scaricabile gratuitamente da App store o da Google Play store).
Non è importante l’ordine, anche se per praticità è più comodo rispettare la routine ed instillarli sempre nella stessa sequenza, magari suggerita dall’oculista curante (con priorità al collirio più efficace).
Aspetta 5 minuti fra un collirio e l’altro.
No, lo schema posologico proposto prevede solo instillazioni diurne della terapia.
Alcuni principi attivi devono essere instillati al mattino, altri a cena o la sera prima di andare a dormire, ed altri talora ad ora di pranzo.
No, è necessario rimuovere le lenti a contatto prima di instillare la terapia antiglaucomatosa.
Dopo averle tolte, attendi almeno 15 minuti dall’ultima instillazione per poi rimetterle.
Non è un problema aver instillato più di una goccia, purché ciò avvenga in maniera sporadica. E’ importante, infatti, cercare di attenersi alla dose consigliata al fine di evitare l’eventuale comparsa di effetti collaterali.
Se non sei certo di aver instillato correttamente il collirio, è più sicuro instillare una seconda goccia.
Se hai dimenticato di mettere una dose di collirio, recuperala instillandola il prima possibile anche se hai superato la fascia oraria del tuo schema posologico. Non aspettare la dose successiva.
Se è successo sporadicamente non preoccupartene, l’importante è che non diventi un’abitudine.
Sì, la terapia va sempre effettuata anche il giorno del controllo, al fine di sottoporsi ad esso nella situazione tipo di ogni giorno e consentire la valutazione dell’efficacia della terapia in atto sulla pressione oculare.
Soltanto un’eventuale terapia con farmaci che riducano il diametro pupillare (es. pilocarpina o dapiprazolo) va sospesa almeno 24 ore prima degli esami del campo visivo e del nervo ottico, secondo le indicazioni dell’oculista curante, ma anch’essa non va mai interrotta prima della misurazione della pressione intraoculare.
Se lo specialista curante volesse valutare la pressione intraoculare senza la terapia (tutta o in parte), ti richiederà specificatamente di non instillare i colliri.
No, una volta iniziato il trattamento, non deve essere interrotto senza consultare lo specialista, a meno di effetti collaterali importanti per i quali bisogna poi recarsi al più presto da quest’ultimo.
Il trattamento è efficace solo se il paziente si attiene strettamente alle indicazioni posologiche date dall’oculista.
Il successo nel trattamento del glaucoma dipende fortemente dal lavoro di squadra fra paziente ed oculista.
È fondamentale attenersi strettamente allo schema terapeutico che è stato prescritto e non mancare le consuete visite ed esami di controllo.
Vanno pertanto sempre segnalate all’oculista curante eventuali difficoltà a seguire le prescrizioni o effetti collaterali dei farmaci.
Il glaucoma o il sospetto glaucoma possono essere considerati controindicazioni relative.
La chirurgia rifrattiva corneale modifica infatti la curvatura, lo spessore e le caratteristiche biomeccaniche corneali rendendo poco attendibili i valori di pressione intraoculare misurati con la maggior parte dei tonometri.
Questo significa che ogni paziente va valutato individualmente per la decisione di tale chirurgia, tenendo conto di svariati fattori fra cui lo stadio del glaucoma, il controllo terapeutico della pressione intraoculare e la stabilità del campo visivo.
Salvo forme di glaucoma particolari (es. pigmentario) e diversa prescrizione da parte dello specialista, di norma non vi sono controindicazioni all’attività sportiva. Anzi, ad oggi sembrerebbe che la buona forma fisica, dovuta ad un allenamento regolare di tipo aerobico nel tempo, conduca a minori livelli di pressione intraoculare.
D’altronde alcuni sport caratterizzati da uno sforzo isometrico massimale come il sollevamento pesi, ed alcune posizioni particolari dello yoga in cui la testa è al di sotto del resto del corpo per tempo prolungato, sono da evitare: essi tendono ad incrementare la pressione intraoculare.
Sì, le cabine dell’aereo sono a pressione atmosferica controllata, e l’influenza sulla pressione oculare sembra relativa.
Ricorda di portare con te i tuoi colliri.
In caso di arrivo in nazioni con marcate differenze di fuso orario, se la permanenza è breve è consigliabile mantenere gli orari secondo l’ora italiana, altrimenti di adattarli subito utilizzando l’ora della nuova località.
Dipende essenzialmente dall’entità della compromissione del campo visivo binoculare, rilevabile con specifici esami del campo visivo che lo analizzano con entrambi gli occhi aperti.
Il caffè può portare ad un lieve incremento della pressione intraoculare, ma il suo consumo non è stato associato ad un rischio aumentato di glaucoma.
Per quanto riguarda il thè non sono state dimostrate associazioni fra il suo consumo e l’incremento della pressione intraoculare o del rischio di glaucoma.
Sì, ma sotto la stretta sorveglianza dell’oculista curante, soprattutto in presenza di un glaucoma in stadio avanzato.
I farmaci corticosteroidei, soprattutto se a somministrazione oculare, possono indurre un rialzo talora marcato della pressione oculare in soggetti geneticamente predisposti, detti “steroid-responders”. Tali soggetti sono più frequenti tra i pazienti glaucomatosi rispetto alla popolazione normale. L’effetto di una breve assunzione si perderà dopo qualche giorno dalla sospensione; al contrario un’assunzione prolungata nel tempo (molti mesi o anni) può portare a modifiche strutturali del trabecolato e ad una sua compromissione permanente, non reversibile con la sospensione della terapia.
Per tali motivi è sempre consigliabile un controllo della pressione oculare dopo qualche giorno dall’inizio della terapia, mentre eventuali test di provocazione preventivi con colliri hanno un significato soltanto in caso di positività, mentre non escludono tale rischio ipertensivo se negativi.